venerdì 5 aprile 2013

Luoghi / La collina delle Apparizioni

Il luogo più famoso di Medjugorje è sicuramente la collina delle Apparizioni, nota proprio perché lì i veggenti hanno “visto” per la prima volta la Madonna il 24 giugno del 1981. Se si prende come riferimento la parrocchia di san Giacomo con i suoi due campanili, centro spirituale ma anche geografico della piccola cittadina, la collina si trova a poco più di un chilometro e mezzo di distanza in direzione del sorgere del sole, e quindi ad est.


In realtà il Podbrdo (questo è il nome della collina) si trova accanto ad una frazione di Medjugorje, Bijakovici, dove tuttora abitano alcuni veggenti. Ai tempi delle prime apparizioni era una piccola zona isolata; ora si è ingrandita con alberghi e negozi, e sono rimasti pochi spazi non edificati, tra cui la cosiddetta “via dei campi” percorsa a piedi dai pellegrini, dal centro del paese fino alla collina, dove qua e là si trovano dei venditori artigianali.
Chi va con viaggi organizzati viene in genere accompagnato con il pullman, ma oltre che a piedi ci si può andare anche con i numerosi taxi che hanno tariffe molto economiche. La collina delle Apparizioni indica in realtà la prima parte di un monte non molto alto, il Crnica, ed è molto brulla, con una scarsa vegetazione e piena di pietre. Nei primi anni i sentieri per salire erano quasi impraticabili, mentre oggi, grazie al gran numero di pellegrini che ci si recano ogni giorno, il percorso è più semplice, anche se non è facile camminare tra le pietre, non c’è l’ombra per il sole, e l'ascesa comporta una certa fatica. E’ consigliabile utilizzare scarpe da ginnastica o scarponcini, anche se c’è chi per devozione sale anche scalzo fino alla statua della Madonna.

Lungo i sentieri si trovano dei pannelli bronzei dove sono raffigurati i misteri del Rosario. E’ dunque consigliabile salire in preghiera, aiutandosi con delle meditazioni e parlando a bassa voce per non disturbare gli altri pellegrini. Si raccomanda inoltre di essere rispettosi nel comportamento e nell’abbigliamento, prestando attenzione alla pulizia ed evitando di lasciare foto, candele (per le quali c’è un apposito spazio vicino alla chiesa di san Giacomo) o altri oggetti votivi.
Tenete presente che il luogo è sempre molto affollato (qui tra l’altro c’è la Croce Blu dove la veggente Mirijana ha l’apparizione pubblica ogni due del mese), ed è quindi consigliabile, se se ne ha la possibilità e si vuole avere più raccoglimento, andarci per proprio conto in orari più adatti (ad es. orari dei pasti o prime ed ultime ore del giorno). Ricordate che ci sono due diversi accessi principali, uno dei quali è vicino alla Croce Blu, e che la collina non ha una illuminazione notturna, anche se molti pellegrini ci vanno comunque, soprattutto alla vigilia delle apparizioni (che comunque si svolgono nella zona più bassa vicino all’abitato). Si consiglia infine, in occasione di eventi che richiamano molte persone (apparizioni, incontri con i veggenti), di organizzarsi per tempo o autonomamente per evitare di rimanere bloccati dai pullman che non riescono sempre a scorrere lungo le piccole strade di Medjugorje. Nei pressi della collina si trova anche una sede, che merita di essere visitata e che richiama molti pellegrini, della Comunità Cenacolo di suor Elvira.

venerdì 22 marzo 2013

Marija Pavlovic, la Madonna ci chiama ! (1)

Marija Pavlović è una delle sei veggenti di Medjugorje. Da quando nel 1993 si è sposata con un italiano vive a Monza e porta la sua testimonianza ovunque, con una particolare attenzione per il nostro paese. E’ nota per il fatto che a lei è affidato il messaggio del 25 di ogni mese della Madonna per la parrocchia di Medjugorje diffuso poi in tutto il mondo. Questo, ad esempio, è l’ultimo del 25 febbraio 2013:

"Cari figli! Anche oggi vi invito alla preghiera. Il peccato vi attira verso le cose terrene ma io sono venuta per guidarvi verso la santità e verso le cose di Dio ma voi lottate e sprecate le vostre energie nella lotta tra il bene e il male che sono dentro di voi. Perciò figlioli, pregate, pregate, pregate affinché la preghiera diventi gioia per voi e la vostra vita diventerà un semplice cammino verso Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.” (da http://www.medjugorje.hr/it/ , sito ufficiale di Medjugorje)


Marija dichiara di avere tuttora una apparizione quotidiana (come altri due veggenti, Vicka e Ivan), ed è stata sottoposta a numerosi studi clinici, sia agli inizi che più recentemente nel 2005, da parte del neurologo francese Philippe Loron, che avrebbe accertato la sua normalità psichica e l'effettivo verificarsi di uno stato di estasi durante le apparizioni. Nel 2008 ha rilasciato una lunga intervista a p. Livio di Radio Maria, poi pubblicata in un libro di cui riportiamo alcuni stralci:

da  p. Livio Fanzaga e Marija Pavlovic, “Maria ci insegna a pregare”, Editrice Shalom

p.Livio: Dal 1987, ogni 25 del mese, tu ricevi un messaggio. Come avviene tutto questo ?
Marija: La Madonna ha iniziato a dare un messaggio alla parrocchia attraverso di me. Mi sono detta tante volte di non esserne degna e che ciò non era possibile. Poi ho visto che dava a ciascuno di noi un compito e ho pensato che questo era il mio specifico.

pL: Come è successo che i tuoi messaggi sono, per così dire, ufficiali, cioè dati alla parrocchia e diffusi nel mondo ?
M: E’ un dono che non posso spiegarmi, il prossimo 25 la Madonna potrebbe dire che non dà più messaggi.

pL: Ti prepari al messaggio ?
M: Sì, prego ogni giorno, ma il 25 in maniera particolare.

pL: E la Madonna appare a te e agli altri veggenti (Marija, Vicka e Ivan hanno delle apparizioni quotidiane…) nel medesimo momento ? Vi preavvisa ?
M: Noi sappiamo quando viene la Madonna, alle sei meno un quarto (del pomeriggio) di Medjugorje, ma sempre nel cuore sentiamo qualcosa.

pL: Come ti senti dopo l’apparizione ?
M: Sento sempre una grande gioia. Anche se la Madonna a volte è triste, per noi è sempre una grande gioia. Siamo tristi anche noi, perché la Madonna ci dà una ragione della sua tristezza, ma poi conserviamo nel cuore la sua presenza ed è una cosa che ci riempie di una gioia così grande da doverla nascondere, qualcuno potrebbe pensare che siamo matti e così cerchiamo di controllarci.

pL: Essere disponibili tutte le sere per l’incontro con la Madonna mi pare un grosso sacrificio…
M: No, perché…

pL: Siete giovani e avete il diritto di fare la vostra vita. Tutte le sere, riflettiamoci, tenersi liberi per la Madonna mi pare un impegno straordinario.
M: Sì, è un impegno che, però, abbiamo abbracciato con gioia perché la Madonna, dopotutto, ci ha lasciato questa libertà di decisione…

pL: Quali sono le ragioni di questa lunga permanenza di Maria fra noi ?
M: Penso che un motivo è dato dal fatto che, come la Madonna stessa ha detto, l’umanità sta costruendo un mondo senza Dio, dove il paganesimo è più forte che mai. Poi perché ogni uomo ne ha bisogno, tantissimi giovani non hanno più il senso della vita, non sanno perché vivere. La Madonna è venuta per darci il senso della vita, che è Dio.

pL: Ha anche detto che è venuta a Medjugorje per realizzare ciò che ha iniziato a Fatima. Cosa vuol dire ? 
M: A Fatima ha chiesto la conversione, e ora qui continua a richiamarci alla conversione in modo concreto. Quando i pellegrini vengono a Medjugorje sentono il bisogno di cambiare vita e di ritornare a casa con qualcosa. Si sente il bisogno di essere più attivi nella chiesa e nella propria parrocchia. La Madonna vuole aiutarci a capire che Dio è amore e che ognuno di noi importante nel suo piano di salvezza dell’umanità. Dobbiamo diventare le mani tese di Dio e della Madonna, in modo particolare verso quelli che non conoscono Dio.

pL: Lei stessa ha detto che è venuta per risvegliare la fede, per istruirci nella preghiera. Come hai imparato a pregare dalla Madonna ?
M: Pregando si impara a pregare, se uno decide di dare del tempo a Dio in quel momento comincia a sentire la preghiera. All’inizio la Madonna aveva chiesto di pregare i 7 Pater, Ave e Gloria (modo di preghiera abituale croato) e il Credo. E’ stata la prima preghiera che abbiamo recitato con lei. E così, un po’ alla volta, abbiamo cominciato a sentire la preghiera. E se prima pregavamo perché volevamo che la Madonna stesse con noi, poi abbiamo sentito il bisogno della preghiera  e l’esigenza di capire di più la Madonna e di stare più vicini a Gesù, di comprenderlo di più e di sentire la sua presenza attraverso la preghiera.

pL: Quando parli di preghiera, intendi le varie forme (personale, Rosario, davanti al crocifisso, ecc.) ?
M: Sì, tutto insieme. Il solo Rosario non è una preghiera completa, così come la sola lettura della Bibbia. Bisogna comprendere un po’ tutto, come in un prato dove tanti fiori diversi formano un’armonia, così è la preghiera del cuore.

pL: La Madonna ha però sottolineato in modo particolare il Rosario e la santa Messa.
M: Sì, ci ha detto che il Rosario è la preghiera da lei preferita. Tante volte le portavamo dei fiori, ma ci ha detto che il regalo più gradito è il Rosario. E ci ha anche detto che il centro più importante della nostra vita è la santa Messa, che dobbiamo vivere non come un incontro con il sacerdote, ma con Dio, con Gesù Cristo vivo, e che ci dobbiamo preparare alla santa Messa con la preghiera.

martedì 12 marzo 2013

Mara Santangelo, la tennista che è arrivata a Medjugorje (2)

“Prima di andare non sapevo nemmeno cosa ci fosse a Medjugorje, né che continuassero ancora le apparizioni”: così racconta Mara Santangelo, tennista della nazionale italiana (con cui ha vinto la Coppa del Mondo nel 2006), di quel che sapeva del paesino della ex Jugoslavia. Tanto che quando, in un momento particolare della sua vita,  partirà in pellegrinaggio e le verrà presentata una delle veggenti, non si renderà conto in un primo momento della persona, Marija Pavlovic, che ha di fronte. E’ difficile riassumere tutti i particolari, le emozioni, i sentimenti raccontati  nel suo libro, scritto veramente con il cuore. Proviamo a riportare, su sua autorizzazione, alcuni stralci in cui parla della sua prima esperienza a Medjugorje e di quel che ne è seguito. Con l’invito magari a leggere il libro per intero, perché merita sicuramente…

Mara Santangelo, da “Te lo prometto” , Edizioni Piemme, Milano 2013

“… quando decisi di partire per Medjugorje la mia vita era giunta a un punto morto. Il dolore ai piedi mi rendeva impossibile continuare a giocare… e la mia passione per il tennis aveva iniziato a perdere di intensità. In preda allo smarrimento avevo scelto di prendere parte a un pellegrinaggio…
ignoravo molte cose di quel luogo santo. Non ero neppure a conoscenza che le apparizioni della Madre celeste fossero ancora in corso… subito dopo l’arrivo iniziammo a pregare e… alle 17.40, all’ora dell’apparizione… mi resi conto per la prima volta del mistero, della grandezza di ciò che stavo vivendo… provai una forte emozione, il cuore mi batteva all’impazzata nel petto. Era inspiegabile per me tutto quello che stava accadendo. Non ci sono parole capaci di descrivere quegli attimi e ciò che avvenne, la notte seguente.

Ricordo il freddo intenso della notte, accanto alla Croce Blu. Attorno a me c’erano un migliaio di pellegrini, uomini e donne da ogni parte del mondo, ognuno con la propria storia, con il proprio silenzio, con il proprio dolore. Lì, in preghiera, in attesa dell’alba… Faceva un gran freddo, eravamo sdraiati su coperte adagiate su alcuni massi. Non potevo crederci. Il tennis mi aveva regalato soddisfazioni e denaro, quella vita mi aveva viziata e mi spingeva a rifiutare scomodità o situazioni lontane dalle mie abitudini. Eppure io, figlia del mondo, abituata ai grandi alberghi di lusso, stavo cercando di dormire dentro un sacco a pelo, al gelo della notte! Oggi, sono consapevole che quella veglia alla Croce Blu segnò l’inizio di un cambiamento profondo, illuminato dalla grazia del Signore...
L’alba arrivò accompagnata da qualche goccia di pioggia… mancava poco all’arrivo della veggente Mirijana che, da anni, il 2 di ogni mese riceve l’apparizione… non appena Mirijana ebbe alzato lo sguardo al cielo, la pioggia cessò di cadere… mi toccò l’anima scorgere la profonda felicità sul suo volto, mentre lacrime di commozione le scorrevano lungo le guance. Ho visto in lei una gioia piena e viva, tanto rara da cogliere nella quotidianità… Quella notte di grazia a Medjugorje cambiò tutto e diede corso alla mia nuova vita… ho sentito un gran desiderio di lodare il Signore e di condividere le emozioni provate… ho potuto guardare con lucidità alla mia vita e ho deciso di ritirarmi dalla carriera agonistica. Ho tirato via la spada che avevo nel cuore e ho scelto di testimoniare quanto sia meraviglioso vivere per Gesù.
… una volta tornata in Italia ho avvertito l’esigenza di continuare il mio cammino con Maria, per alimentare la gioia di quei giorni e la luce interiore che ne avevo ricavato. Ho deciso di riprendere il cammino… e di fare immediatamente la Cresima, partecipando alle catechesi con molta curiosità… sono stata cosciente e felice di fare quel percorso. Avevo sete di imparare. Con il tempo ho sentito l’esigenza di essere più profondamente guidata e ho iniziato a cercare un padre spirituale… gli h consegnato le ferite, le sofferenze, gli sbagli. E mi sono resa conto di quanto ancora dovessi lavorare su me stessa per risanare tutte le mie piaghe…
L’incontro con Nuovi Orizzonti, comunità fondata da Chiara Amirante, mi ha permesso di conoscere e vivere quel carisma di gioia, scoprendo la grazia di tanti uomini e donne segnati dalla sofferenza rinati grazie all’Amore di Dio. Mi rispecchio molto in Chiara, nel suo essere attiva, tenace, capace di credere con forza in tutto quello che fa… Grazie a questo suo carattere, in unione con… Gesù, ha costruito quell’angolo di cielo sulla terra che è Nuovi Orizzonti… una famiglia… in cui la provenienza e le differenze di ciascuno sono trascese con la grazie dell’amore e della preghiera reciproca. Grazie alla libertà e alla piena condivisione, la comunità è diventata parte di me. Non voglio e non posso farne a meno! “

ps: la registrazione dell' intervista a Radio InBlu del 6 marzo 2013 è disponibile su

giovedì 28 febbraio 2013

Persone / Mara Santangelo, la tennista che imprecava per il dolore (1)

Medjugorje è anche la storia di tante persone. Una di queste è Mara Santangelo, che oggi ha 31 anni (vedi foto), e che da quando ne aveva 12 ha fatto parte delle nazionali di tennis, gareggiando come professionista fino al 2010. E ciò nonostante i dolori che doveva sopportare per una rara malformazione al piede sinistro per la quale le era stato consigliato di smettere. Ma lei aveva promesso alla madre, morta quando aveva 16 anni, che un giorno sarebbe arrivata a giocare a Wimbledon, il tempio del tennis. E quando, dopo aver vinto diversi tornei, sarà costretta a smettere, la sua strada la porterà a Medjugorje. Ora ha pubblicato un libro e tra pochi giorni sarà ospite in una radio. La ascolteremo (Radio InBlu, mercoledì 6 marzo alle ore 11.10 circa in streaming su http://www2.radioinblu.it/radioinblu/s2magazine/index1.jsp?idPagina=34 , a Roma Fm 96.3) e ve la proporremo in un prossimo post. Intanto pubblichiamo alcuni stralci del suo libro, tratti da un capitolo reso disponibile dall'autrice, uscito da pochi giorni…



Mara Santangelo da “Te lo prometto” Ediz. Piemme, Milano 2013

"Penombra. Pareti spoglie. Un bagno triste. Chiudo la porta dietro di me. Abbasso in fretta il coperchio del water. Mi siedo. Sono nel panico. Non riesco a pensare... Prima di tornare in campo posso solo agire… Vorrei abbandonarmi, restare lì con la testa fra le mani, ma non posso. Ho ancora pochi secondi, perché il tempo è inesorabile. Tre minuti soltanto dalla richiesta del break, per uscire dal campo, andare in bagno, e poi rientrarci come da regolamento. Tutto in un fiato.
Quattro mura fredde accolgono la mia sofferenza. Siamo a Wimbledon, eppure potrei essere in un qualunque anonimo bagno...Il dolore è già scritto dentro me e brividi rapidi si allungano percorrendo ogni tratto del mio corpo. Penetrandomi l’anima. Abbasso lo sguardo, slaccio frettolosamente la scarpa sinistra, quella del piede che più mi tormenta. Ho paura di ciò che vedrò. Sfilo il calzino. Sangue. Non ho tempo per rifarmi il tape (fasciatura antidolorifica). Una smorfia di rabbia. Lacrime di dolore mi rigano il volto... Il dolore sfianca, stende, tortura e nello sport è come una continua doccia gelata che, senza riparo, colpisce la pelle.

Non posso stare dritta, come vorrei. Fitte lancinanti mi feriscono. Ho abbandonato il campo accompagnata da uno steward che mi ha lasciata sulla soglia del bagno. “Match finito”, gli ho letto negli occhi senza bisogno che parlasse. Sola. Questa è la mia vita... Dio mio! Dio mio! Una voce, che fatico a riconoscere, fuoriesce dalla mia gola. Ho imprecato contro Dio senza quasi rendermene conto. Non ho tempo per rimettere a posto la fasciatura al piede dolorante. Solo un pugno di attimi per un tentativo disperato. La rabbia mi invade come febbre. Dio, perché mi fai questo? Perché hai permesso che arrivassi fin qui, sul campo centrale di Wimbledon, se non posso lottare ad armi pari per vincere? Mi hai condannata a soffrire sin dalla nascita! Maledizione! Com’è possibile? Dannati piedi! Odio tutto questo! Ogni passo è una fitta di dolore, come farò?  Rispondimi, Cristo, se ci sei! Fanculo a tutto, fanculo al mondo, fanculo a questo dolore e a questa vita che sono costretta a vivere! Cazzo!

Lacrime bruciano sulle mie guance. Alzo la testa e mi guardo nello specchio. L’angoscia mi deforma i lineamenti. Lo steward bussa alla porta per sollecitarmi a uscire. Mi bagno con l’acqua fredda il viso, i polsi, il collo. Lacrime scorrono. È il 22 giugno del 2005. Wimbledon, campo centrale. Il giorno che attendo da sempre è finalmente arrivato. Il sogno a occhi aperti si avvera … Sto giocando benissimo, sono carica, sto realizzando il sogno di una vita... Seduta sulla sua panchina, divisa da me solo dal seggiolino dell’arbitro, c’è la mia avversaria: Serena Williams. Possente, muscolosa, forte. Una delle poche giocatrici al mondo il cui curriculum è in grado di mettere k.o. prima ancora che l’incontro abbia inizio. È lì, proprio accanto a me, acclamata dal pubblico, in rigoroso bianco, che maggiormente esalta il nero della sua pelle…
Osservo la mia avversaria, si muove con la libertà che a me non è concessa, stringo gli occhi, recupero lucidità e vigore... Mi accorgo che Serena è in grande difficoltà. Proprio lei, una forza della natura! Un talento straordinario, una muscolatura massiccia che la rende potente più del doppio di me. Avevo visto tante tenniste di successo annullate dalla sua potenza e dalla suggestione che è capace di infondere. Eppure sono lì a tenerle testa, non temo i suoi colpi.

Quella mattina, arrivando… vidi le tende in cui molti tifosi si erano accampati per comprare i ticket alla prima apertura delle biglietterie. Il cuore iniziò a battermi forte nel petto per l’emozione. Quella gente era lì anche per me, Mara Santangelo. Per quella bambina, ora divenuta una donna che, da Latina, passando per il Trentino, Verona, Bolzano, Roma, aveva girato il mondo e lottato, sudato, amato il tennis con la forza della passione più autentica, vivendo per una promessa…Prima di entrare ripassiamo gli obiettivi mentre mi fascio entrambi i piedi con i tape, per alleviare il dolore che durante il match, di minuto in minuto, diventerà lancinante. Li guardo, li sfioro delicatamente quasi volessi pregarli di non abbandonarmi, li accarezzo con gli occhi. I miei piedi, indissolubilmente legati al dolore. Sono nata con una rara malformazione. Nel piede destro sesamoide bipartito. Nel piede sinistro sesamoide tripartito. Ossicini che fanno male sfregandosi tra loro, mentre il ripetuto poggiarli con forza per terra, nell’inevitabile movimento del gioco, rende la sofferenza atroce. Ricordo il verdetto medico, una vera e propria condanna.

Ero solo un’adolescente, e i primi dolori, inspiegabili, cominciarono a tormentare allenamenti e partite. Con l’intensità che cresceva dopo gli sforzi più prolungati. Ero già al 250° posto nel mondo e dentro di me rispondevo solo alla promessa fatta a mia madre: diventare una tennista professionista e giocare sul campo centrale di Wimbledon. Quella promessa era segnata ancora più indelebilmente dentro me dal 23 novembre del 1997. Ho sedici anni e lei è nata in cielo. Un incidente inspiegabile, impossibile da accettare. Dovevo essere in auto con mamma quella sera, avrebbe dovuto accompagnarmi a Bolzano dove mi allenavo. Ma il destino ha scelto altro per me. Lei è scivolata sull’asfalto reso viscido dai primi freddi, planando oltre una curva non protetta dal guardrail, nel vuoto, per oltre cento metri. …

Giorno dopo giorno la sofferenza misteriosa ai piedi cresceva, finché non divenne un grave ostacolo sul campo da gioco. Fu così che decisi di indagare. Una diagnosi che non lasciava speranze al mio futuro di atleta arrivò per bocca di un medico dai modi sbrigativi: «È già un miracolo che quella malformazione non ti abbia fermata molto tempo fa», mi disse. «Non è ipotizzabile che tu possa giocare a livello professionisticoEppure non mi arresi. Quel giorno, ricevuta la diagnosi, segnò l’inizio di una battaglia ancora più accanita, combattuta in nome dell’antica promessa fatta a te, con l’amore capace di alleviare la sofferenza. Consultai altri specialisti, mi affidai a plantari sempre più innovativi, a terapie per disinfiammare i piedi prima e dopo i match, pur di arrivare dove sono oggi. Sul campo centrale di Wimbledon. …

Quella partita volgeva a mio favore. Avevo vinto il primo set 6/2 trovando nel pubblico una sorprendente complicità. Ero molto carica, sicura, mi sentivo padrona del campo, imponevo il mio gioco alla Williams come se fosse un’avversaria ordinaria. Cercavo gli angoli, la facevo trottare, mi costruivo il punto per venire a chiuderlo a rete. Mi è sempre piaciuto archiviare così i miei scambi, mi dava una energia particolare. Le mie palle per Serena erano spiazzanti, con il talento riuscivo a competere con la sua forza. Lei sembrava incerta e nervosa… Il secondo set era in bilico, finché Serena alzò improvvisamente il ritmo e, in uno spostamento laterale, avvertii una fitta lancinante. Strinsi forte il manico della racchetta. Non devo cedere alla sofferenza. Devo resistere!

Cercai di concentrarmi solo sul gioco per provare a sentire meno dolore, ma era impossibile. Iniziai a subire diversi aces, le sue pistolettate brucianti. Riuscii a tenere il set aperto sino al 4/3, grazie alla strategia di abbreviare il più possibile gli scambi, in modo da evitare troppi sforzi. Ma gradualmente persi quota, su quel rettangolo fatto di gloria tennistica. Dal clamore e dall’emozione di un match in pugno, mi ritrovai rinchiusa nel bagno per riprendere fiato, dopo aver perso 6/3 il secondo set… Il dolore cronico è spietato, tortura, e spesso ho gridato contro il cielo quando diventava più acuto. Cambio i calzini sudati e rientro in campo assieme a Serena. Com’è diverso l’animo con cui riprendiamo la partita! La vedo sicura tanto quanto io mi sento sconfitta… Cedo al dolore. Match finito. 2/6, 6/3, 6/2 Addio a tutto."

mercoledì 23 gennaio 2013

Luoghi / Medjugorje, dove si trova e come ci si arriva

Molti l’hanno sentita nominare, ma pochi sanno esattamente dove si trova. E allora ecco un po’ di informazioni utili su Medjugorje per cominciare a sapere qualcosa di più, con l’anticipazione che nei prossimi post parleremo dei singoli luoghi (la parrocchia di san Giacomo, la collina delle apparizioni, il monte della Croce, ecc.) che può essere utile conoscere meglio, che ci si voglia andare o meno. Se poi desiderate altre info, scrivete pure a maxamaranto@gmail.com .

Medjugorje
È una cittadina di circa 14mila abitanti che si trova in una vallata interna del sud della ex Jugoslavia, non lontano, un 30 km,  dalla costa croata del mar Adriatico nel tratto in cui fronteggia Puglia, Molise e Abruzzo. Situata alla base di due colline (una delle quali, il Podbrdo, è conosciuta come quella delle “apparizioni”), ha un clima tipicamente mediterraneo, molto simile a quello dell’Italia del centrosud.
I suoi cittadini sono prevalentemente di etnia croata e la religione professata è quella cattolica, pur trovandosi all’interno della repubblica di Bosnia Erzegovina, la cui etnia principale è musulmana. Tuttavia si trova a soli 20 km dal confine con la repubblica di Croazia.


Dopo le guerre jugoslave (1991-95), quello che era un piccolo borgo di meno di mille abitanti ha avuto un notevole boom economico: in pochi anni sono stati costruiti molti alberghi per far fronte al crescente numero di pellegrini (se ne stimano almeno un milione all’anno provenienti da tutti i paesi del mondo, anche se gli italiani, data la vicinanza, sono sempre i più numerosi). E' oggi evidente che tutti gli abitanti del luogo sono impegnati nelle varie attività connesse al turismo, e quindi negli hotel, nei negozi soprattutto di souvenir e nei servizi vari utili per i pellegrini (a cominciare dalla telefonia).
Le strade interne alla cittadina sono poco ampie, soprattutto nella zona della collina delle apparizioni, dove ci sono anche le abitazioni di alcuni veggenti. E’ consigliabile muoversi a piedi o con i frequenti taxi, per evitare di restare imbottigliati con i numerosi pullman che si spostano da un luogo all’altro nei periodi di massima presenza turistica o in occasione di appuntamenti particolari.

Per visitarla è consigliabile il più comodo viaggio in aereo (un’ora circa dall’Italia), preferibilmente con destinazione Mostar, già in Bosnia e a soli 25 km. Molti tour operator scelgono però gli aeroporti di Split (Spalato) e Dubrovnik (Ragusa), a circa 120/140 km, che richiedono l’aggiunta di almeno un paio di ore di pullman e la sosta, obbligatoria, al confine tra Croazia e Bosnia.
Molti utilizzano il più economico viaggio in traghetto, partendo da Ancona, Pescara e Bari da cui, con traversate, spesso notturne, di numerose ore, si raggiungono Split o Dubrovnik.

Chi viene dal nord Italia, soprattutto dalla regioni del nordest partono numerosi pullman, può seguire il percorso via terra (536 km dal confine italiano secondo la guida Michelin) e cioè da Trieste entrare in Slovenia, per poi puntare in Croazia in direzione Fiume (Rijeka) e scendere lungo la costa con una comoda e moderna autostrada, la A1 (E65), che arriva fino al confine con la Bosnia a soli 20 km da Medjugorje.
E’ sufficiente avere la carta d’identità valida per l’espatrio, con l’avvertenza di averla nuova perché spesso non sono accettate quelle rinnovate oltre i 5 anni; è necessaria anche la carta di identità per i minori accompagnata dall’assenso di entrambi i genitori.

martedì 15 gennaio 2013

Parla la veggente Mirjana (2), la Madonna vuole salvare tutti, non ci sono privilegiati!

Come abbiamo già detto, la Madonna appare alla veggente ogni 18 marzo e, dal 2 agosto del 1987, ogni secondo giorno del mese per pregare e lasciare un messaggio per coloro che non conoscono l’amore di Dio, i non credenti. Questo, ad esempio, è il messaggio del 2 gennaio 2013, sicuramente significativo per tutti, credenti o meno:

"Cari figli, con molto amore e pazienza, cerco di rendere i vostri cuori simili al mio Cuore. Cerco di insegnarvi, col mio esempio, l'umiltà, la sapienza e l'amore, perché ho bisogno di voi, non posso senza di voi, figli miei. Secondo la volontà di Dio vi scelgo, secondo la sua forza vi rinvigorisco. Perciò, figli miei, non abbiate paura di aprirmi i vostri cuori. Io li darò a mio Figlio ed Egli, in cambio, vi donerà la pace divina. Voi lo porterete a tutti coloro che incontrate, testimonierete l'amore di Dio con la vita e, tramite voi stessi, donerete mio Figlio. Attraverso la riconciliazione, il digiuno e la preghiera, io vi guiderò. Immenso è il mio amore. Non abbiate paura! Figli miei, pregate per i pastori. Che le vostre labbra siano chiuse ad ogni condanna, perché non dimenticate: mio Figlio li ha scelti, e solo Lui ha il diritto di giudicare. Vi ringrazio"

Ma cosa dice Mirjana su questo compito a lei dato dalla Madonna ? Ci sono figli privilegiati ? E come comportarci con i non credenti ? E con i sacerdoti ? Vediamo come parla di tutto ciò nella già citata intervista a Radio Maria pubblicata sul libro Mirjana di Medjugorje. La Madonna prepara per il mondo un futuro di pacedella Editrice Shalom, di cui qui riportiamo un adattamento.

Mirjana: “Questa apparizione, che ho ogni due del mese, la chiamo io "preghiera per i non credenti". La Madonna invece li definisce "quelli che non hanno ancora conosciuto l'amore del Signore". Se cominciamo a fare ciò che la Madonna vuole per i non credenti, asciughiamo le lacrime dal suo viso; lei vuole che sentiamo amore per loro, che li sentiamo come nostri fratelli e sorelle che non sono così fortunati come noi nel conoscere l'amore del Signore. Io penso che la Madonna ci voglia far capire quanto sia importante pregare per i nostri fratelli che non hanno ancora conosciuto l'amore del Signore. Infatti, se non ci fossero i non credenti, non ci sarebbero le guerre, le separazioni, i suicidi, le droghe, gli aborti. Se noi preghiamo per loro, noi preghiamo per noi e per il nostro futuro. Chi di noi, infatti, potrebbe dire di essere credente fino in fondo?"


"Non dobbiamo giudicarli, importunarli con prediche, assalirli con le parole, ma semplicemente amarli, pregare per loro e dare il nostro esempio. Noi che siamo cattolici spesso non ci rendiamo conto di quanto grande sia la nostra responsabilità nei confronti dei non credenti. Loro devono vederci gioiosi, vedere come noi cristiani affrontiamo i momenti difficili e come viviamo con il Signore tutto quello che accade nella nostra vita. Non dobbiamo chiedere a Dio "perché?" e "perché a me?". Se abbiamo una croce, vuol dire che il Signore ci ha scelto e ci dà la forza per portare quella croce. La Madonna vuole salvare tutti e non sarà contenta finché ognuno di noi non diverrà un bouquet di fiori che lei vuole donare a suo Figlio.

Per la Madonna, come ripeto sempre, io sono uguale a tutti gli altri, non esistono figli privilegiati; una mamma ha lo stesso amore per tutti i suoi figli. La Madonna tramite me comunica dei messaggi, ma ha anche scelto ognuno di voi, perché diveniate suoi apostoli per diffondere ovunque i messaggi che il Signore dà. Dunque tutti siamo uguali, scelti, importanti e privilegiati. Se qualcuno è poi privilegiato in maniera particolare, questi sono i sacerdoti. La Madonna parla spesso di loro, e dice sempre: "I sacerdoti non hanno bisogno del vostro giudizio e delle vostre critiche, ma del vostro amore e delle vostre preghiere". Dio alla fine giudica tutti: noi saremo giudicati per il nostro comportamento con i sacerdoti e loro per ciò che hanno fatto come sacerdoti. La Madonna dice che se noi perdiamo il rispetto per i sacerdoti, perdiamo il rispetto anche per la Chiesa e per nostro Signore. Se pensiamo che il nostro sacerdote fa ciò che non dovrebbe fare, non perdiamo tempo a parlare in giro di questo. Preghiamo per lui e chiediamo al Signore che lo aiuti a capire.

La parola in certi momenti è necessaria, ma deve nascere dal cuore, dalla preghiera. Questo è il modo col quale noi possiamo cambiare tutti. Sono sicura che ogni persona, nel suo profondo, cerca il Signore, solo che noi dobbiamo aiutarla. Prima dobbiamo capire che cosa vuole il Signore da questa persona e poi dobbiamo aiutarla a capire il Signore”.

mercoledì 9 gennaio 2013

La notte di Capodanno a Medjugorje e... il vero miracolo!

TANJA Popec, 34 anni, giornalista croata di Zagabria, in un articolo intitolato “Perchè (non) Medjugorje” racconta come ha trascorso la notte di Capodanno a Medjugorje… rendendosi conto di quale è il vero miracolo del paesino della Bosnia dove appare la Madonna. Il cui primo desiderio è che noi incontriamo realmente Gesù Cristo…
(adattamento da http://www.medjugorje.hr/it/ )

"...ANCHE SE mi ero informata su chi e cosa si organizzasse per l’attesa del nuovo anno a Medjugorje e avevo ricevuto la risposta che non c’era nulla di particolare, tranne l’Adorazione Eucaristica e la Messa, solo con i miei occhi mi sono poi convinta che quel “nulla di particolare”attira migliaia di pellegrini (tra i più numerosi gli italiani)… molti fedeli sono giunti fino alla chiesa con un vero equipaggiamento invernale: con cappotti,  sciarpe ed avvolti in coperte. A prima vista, non capivo il perché di un tale modo di vestirsi, soprattutto di quelli che erano avvolti in coperte, dato che la serata non era particolarmente fredda (se confrontata con le temperature sottozero di Zagabria).  I più previdenti erano entrati in chiesa da tempo, mentre gli altri riempivano lo spazio circostante, fornito di panchine e sedie per molte migliaia di persone.


ALLE 22 è iniziata l’Adorazione Eucaristica che, per i fedeli fuori dalla chiesa, era accessibile grazie ad un maxischermo. Ma anche coloro che non lo vedevano, hanno vegliato in pace, in silenzio, in profonda umiltà e dignità, con Gesù Cristo vivo. E considerando le due, tre o più ore trascorse all’aperto, diviene comprensibile il perché fosse necessario anche il citato “equipaggiamento invernale”… ciò che era forte in quella notte era il silenzio che, illuminato dallo splendore della luna, abbracciava la chiesa di Medjugorje. Esso proveniva dal guardare al Santissimo. Le meditazioni erano semplici, tradotte in diverse lingue.  In esse erano raccolti ringraziamenti per il 2012, preghiere per l’anno nuovo, per la conversione dei peccatori e per poter mettere in pratica i comandamenti di Dio. Le parole erano poche, ma in esse si trovavano racchiuse le vite di tutti coloro che stavano adorando e pregando, di tutti i cercatori del volto di Dio.

SUI LATI, durante l’Adorazione, nei confessionali, molti hanno celebrato anche il Sacramento della Riconciliazione. Quello del concludere l’anno vecchio e cominciare il nuovo riconciliati con Dio, è un sentimento meraviglioso! Confessori in diverse lingue erano a disposizione di fedeli di ogni età. Celebrazione di pentimento, desiderio di cambiamento, celebrazione della novità della vita! Anche l’Eucaristia, iniziata alle 23.20, è stata ordinaria, con elementi natalizi, e tuttavia particolare. Anche se eravamo circondati da ogni parte da effetti provocati da fuochi d’artificio, l’attenzione dei fedeli non si è fatta “sviare” dall’Altare verso il cielo… l’atto stesso della Consacrazione, a mezzanotte precisa, è un momento impressionante. Mentre il mondo intero vive il passaggio dal vecchio al nuovo anno come un’esplosione di creazioni luminose, di botti, di tappi di bottiglia, di baci, di abbracci, presso di noi, partecipanti alla Santa Messa, non c’è stato un segno di festa di quel genere. Nel rumore dei giochi artificiali delle vie circostanti, lo spazio della Celebrazione Eucaristica è rimasto raccolto e rivolto a Cristo... Ognuno di noi ha portato su quell’Altare la propria vita, insieme a numerosi volti cari, a preghiere, ad aneliti e speranze.  

LE MIGLIAIA di fedeli che, senza alcun invito particolare, sono venuti a celebrare l’inizio dell’anno nuovo in questo modo, non cercando alcuno spettacolo; le centinaia di persone che, proprio quella notte, si sono confessate – alcune anche dopo molti anni –: non è forse questo il vero miracolo di Medjugorje? Non molto tempo fa, ho letto la testimonianza di una coppia di coniugi italiani, venuti con il loro figlioletto malato a chiedere la grazia della guarigione. Inizialmente non hanno compreso a cosa li chiamava la Madonna, che invita sempre all’incontro con Cristo, anzi: dopo che si erano recati sul monte della Croce e sulla collina delle Apparizioni e non era accaduto nulla, il papà si era lamentato con un sacerdote perché pregasse per la guarigione. quello gli ha detto solo: “Vieni, confessati!”. Naturalmente il padre non ci ha capito nulla. Lui cercava un segno per suo figlio, ed il sacerdote lo mandava in confessionale. Ma la vita di quella famiglia è cambiata proprio dopo quella Confessione. Il padre non si confessava da anni e portava nell’animo grandi ferite e peccati gravi. Solo dopo la Confessione è avvenuto il miracolo. La salute di suo figlio è migliorata. Ma per il padre quello è stato un segno esterno dell’incontro miracoloso con Cristo, da lui vissuto nel Sacramento della Riconciliazione. Quello è stato il suo vero miracolo!"